MONTAGNE DA SCALARE
Eccoci qui a rivivere l’atto conclusivo della stagione under 14, il Campionato Italiano a Riccione. Per molti versi è stato un momento esaltante per la nostra piccola società che nel medagliere regionale si è attestata al primo posto assoluto, mettendo dietro formazioni più blasonate quali quelle di Pesaro, Ancona e Jesi. Eppure, nonostante la felicità, si potrebbero anche trovare dei motivi di rammarico per qualcosa che sarebbe potuto andare anche meglio, come è inevitabile quando si ha a che fare con il secondo gradino del podio. E di argenti ne sono arrivati ben due.
Cominciamo dalla più giovane del gruppo, ma che già mostra talento da vendere e una maturità fino a qualche tempo fa insospettata. Camilla è sempre stata una vera forza della natura, una macchina da scherma, nonostante la statura non eccezionale. A volte l’abbiamo criticata per la sua testardaggine, per il suo essere poco riflessiva. In questo che è il suo primo anno da agonista ha iniziato scontrandosi con qualche difficoltà, lei che era abituata a vincere e risolvere tutto con la grinta e l’energia. Qualche sberla all’inizio l’ha presa: fuori dalle 8 nel primo torneo nazionale, fuori dal podio per poco nel secondo. Ma forse la lezione l’ha compresa, ha scalato le sue “montagne”, sfoderando al Campionato Italiano una prestazione da urlo e mostrando accanto alla consueta grinta anche capacità tecniche e di lettura da “veterana”. Nel suo percorso verso la finale, ha eliminato la n. 1, la veneta Crivellaro, mostrando poi la migliore scherma tra le quattro finaliste, varia e completa con una buonissima difesa e anche una grossa facilità a concludere le fasi di attacco quando decideva di farlo. L’avversaria era la frascatana Conti, meglio piazzata in classifica. Ma diciamolo pure, Camilla ce l’aveva praticamente fatta, 9-5 a 20 secondi dalla fine è un risultato che può dirsi praticamente acquisito. Eppure non è stato un errore di leggerezza o superficialità che l’ha tradita sul più bello, magari solo di giovinezza e di inesperienza, l’unico di un lungo torneo molto positivo. Alla fine sconfitta alla priorità, ma avrà modo di rifarsi. A noi resta l’immagine di una che in pedana ci sa stare alla grande.
E che Benedetta, l’altra nostra fiorettista d’argento, in pedana ci sapesse stare non c’erano dubbi. Ne erano testimonianza tutti i risultati conseguiti in questi tre anni di agonismo dove non è mai scivolata oltre le prime otto piazze, una costanza di risultati segno di capacità tecnico-tattiche fuori dal comune. Ma ognuno ha le sue montagne da scalare. L’obiettivo minimo che ci si era dati, era quello di entrare almeno nelle 16 per acquisire il diritto ad essere chiamata allo stage estivo federale. Un obiettivo che, alla luce dei risultati precedenti, non doveva essere troppo difficile. Ma le dirette possono dar luogo ad abbinamenti che non ti aspetti. Superata agevolmente la prima (15-0 alla fiorentina Sistri), per entrare nelle prime 32 l’ostacolo si chiama Alice Franchini (Forlì), la migliore spadista in circolazione, capace di salire sul podio anche di fioretto, un osso duro a cui Benedetta non fa però sconti (15-9). Il turno successivo la vede contro la padovana Sbrizza che ben poco può (15-4). Ed ecco che l’entrata nelle 8 le riserva una vera montagna da scalare, la sua bestia nera, la jesina Morici. E Benedetta scala il suo Everest, 15-10 è il risultato a suo favore. Resta un incontro per salire sul podio, l’avversaria è l’ostica frascatana Conchiglia. Si mette subito in salita, una salita che stavolta pare insuperabile. Si arriva al 14 per l’avversaria, mentre la nostra è a 11. Eppure ancora una volta la concentrazione e la tecnica risolvono la contesa a suo favore. La semifinale contro la comense Sarah Corabi è in bilico fino al 13 pari, con Benedetta sempre a rincorrere, ma gli ultimi punti per arrivare a 15 sono ancora suoi. L’ultima montagna sul suo cammino è rappresentata dalla migliore di quest’anno, Sabrina Becucci dello Sporting Prato. L’incontro è in equilibrio fino al 10 pari, poi un break decisivo dà la vittoria finale alla toscana (15-11). Peccato per l’ultima cima non conquistata.
Ognuno ha dunque le sue montagne e possiamo dire che Sveva e Riccardo, il loro bel saliscendi l’abbiano fatto. Sveva esce dai gironi con un bel 67% di vittorie, che le permette di superare di diritto la prima diretta, mentre il secondo turno la vede vittoriosa contro la romana Brugnola. Entrare nelle prime 32 sarebbe già un buon risultato, ma questa volta l’ostacolo è troppo alto per lei contro l’anconitana Pianella, una delle migliori del ranking. 55mo il posto finale di Sveva. Non male.
Quasi speculare è il percorso di Riccardo, che esce peggio dai gironi (2 vinte, 3 perse), ma poi vince la prima diretta contro lo spezzino Lazzurri, nella seconda si impone 10-8 sul bolzanino Gamper, meglio classificato nei turni precedenti. Lo stop arriva però per entrare nei 32 ad opera del fiorentino Gori. Riccardo termina la gara in 63ma posizione.
Il suo compagno Giacomo, invece, le montagne se le trova dentro e sono forse le più difficili da scalare. Girone da 2 vinte 4 perse e primo incontro vinto contro il pescarese Colanzi, poi l’uscita al turno successivo contro il bolognese Gamberini. Le potenzialità per far bene ci sarebbero, ma la tensione è ancora tanta.
Anche per Leonardo (Allievi) tanta tensione ha fatto sì che la sua prova terminasse prematuramente alla prima diretta contro il pisano Pollastrini. Rammarico per un girone (1-5) che poteva essere migliore.
Chi di tensioni ne aveva meno, erano le altre due giovanissime al loro primo anno nel circuito, Angela e Ludovica: a loro non potevamo chiedere mari e monti, solo di divertirsi e fare esperienza. E questo hanno fatto. Al prossimo anno per tentare qualche Gran Premio della Montagna. Per entrambe una vittoria nel girone e la soddisfazione di un primo turno passato di diritto, poi lo stop al turno successivo, ma con il sorriso in faccia.
Stesso discorso per Daniele (Giovanissimi) alla sua seconda gara dell’anno dopo un brutto infortunio. Percorso in salita, ma fatto onestamente, lottando contro avversari più forti.
Pensiamo quindi che i nostri maestri possano essere orgogliosi del lavoro svolto.
A tutti non c’è che da augurare buone vacanze e arrivederci al prossimo anno.
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